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È proprio questa domanda a scavare nella mente di Rosalino, incaricato di indagare sull'ingegnere Retez e su una serie di ragazze scomparse, tutte dell'est europeo, immigrate più o meno clandestinamente in Italia, tutte bionde.
Tra le località più famose di Palermo, nel caldo soffocante di una città immota, parte la caccia all'uomo. Ed il cacciatore è l'eroe quanto più improbabile possa augurarsi di incontrare la giovane in pericolo. Il finale, degno del protagonista.
Gianfrancesco Turano schizza Palermo con gessetti colorati, senza definire i bordi di un contesto che il più delle volte è gretto, ruvido, ma inesorabilmente definito. La scrittura lineare e mai ampollosa rischia più volte di strapparci il sorriso come quelle commedie all'italiana dei primi anni sessanta, quelle in cui l'Italia era quella che era, con la forza refrigerante di una granita ghiacciata, fondamentale se non ci si vuole fermare a boccheggiare ai lati della narrazione. Così è impossibile non perdersi insieme a Rosalino nelle atmosfere avvolgenti di Cefalù o camminare accanto a lui per le strade di Mondello. Così come è impossibile non rimanere colpiti dai personaggi grotteschi che tanto potrebbero esistere realmente nel tessuto esplorato da Turano. Melo Favara, autista padre di otto figli, conoscente ed aiutante alla Sancho Panza del nostro eroe, oppure il vecchio don Fernando Pastiglia, cancelliere in pensione del tribunale, studioso di arte barocca e di storia del crimine: sono loro i veri volti nascosti della realtà che si trasforma e si confronta. La realtà incerta di Rosalino e quella di Mineo Retez, la realtà del precario e quella dell'uomo affermato, la guerra tra l'Italia senza futuro e quella che detiene il potere. A volte, per cambiare le cose, serve un irresponsabile colpo di reni.
Gianfrancesco Turano è inviato speciale di un settimanale economico. Ha pubblicato inchieste su corruzione, riciclaggio, finanza offshore, criminalità organizzata. Prima de L'ultima bionda ha pubblicato con il consenso della critica Ragù di capra e Catenaccio! (Dario Flaccovio editore).

(pubblicato su www.romanoir.it il 20.11.2007)


   


Roma Noir 2007
Luoghi e nonluoghi nel romanzo nero contemporaneo

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2007)
























Concorso Letterario
Roma Noir 2008
per tre racconti inediti


Vincitori

1° classificato
Il focolare
di
Davide Martirani

2° classificato
Vedo nero (Baby E.)
di
Andrea Floris

3° classificato ex aequo
La cosa nera
di
Roberto Santini

3° classificato ex aequo
La bellezza
di
Marco Bocci


Leggi i racconti

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Che cos'è Roma Noir?
Non è una nuova etichetta dell’ipermercato culturale contemporaneo. Né l’ennesimo slogan a effetto, in anni in cui tendenze e scritture vengono spesso definite a partire dai titoli delle antologie che lanciano i giovani esordienti.
Dal 2003 Roma Noir è un appuntamento annuale all’Università di Roma “La Sapienza”. Uno spazio che tenta di incrociare e di far dialogare due territori, quello di chi (scrittori, critici, case editrici, direttori di riviste) in questi anni ha “sdoganato” definitivamente il noir dal ghetto della letteratura di second’ordine con quello dell’Università, intesa nel senso delle sue componenti (studenti, docenti e, fisicamente, aule di un ateneo) ma soprattutto quale luogo di creazione/trasmissione di un’idea del mondo che, nel caso della letteratura, frequentemente si mantiene distante da alcuni ambiti della produzione e della lettura.
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