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Ciò che colpisce, in questa ultima prova di Leoni, sono le modalità con cui trovano una soluzione narrativa alcuni fra gli elementi portanti del romanzo storico che, per definizione, sono in primo luogo quelli cosiddetti di contesto: la plausibilità della trama rispetto al periodo in cui è ambienta una vicenda di finzione, l'adeguatezza dei personaggi alle fonti, la correttezza dei rimandi bio-bibliografici. E l'ambientazione, che deve ovviamente risultare efficace agli occhi del lettore. Ne La crociata delle tenebre il paesaggio assume una centralità che è tipica solo dei migliori romanzi storici (senza l'ulteriore specificazione di genere: che sia un giallo, diventa questione secondaria), in quanto non è limitata alla messa in scena di una scenografia accettabile, ma diviene il cuore narrativo del libro. È la Roma trecentesca la grande protagonista de La crociata delle tenebre, una città costruita sulle memorie di grandezza che affiorano sia sotto le casupole sia nelle fondamenta dei palazzi nobiliari. Un frontone, un tempio, una lapide sono segni che parlano di un altro mondo, di un passato che continua ad esistere, sebbene soffocato dai miasmi del putridume in cui il Medioevo ha fatto sprofondare l' Urbs aeterna . Ma le torri, i vicoli di Campo Marzio, i guadi sul Tevere, i ponti, la fortezza di Castel Sant'Angelo, l'antico porto di Ostia, la campagna attorno al Vaticano in cui si muove Dante, tutti gli elementi ambientali descritti ricreano la suggestione della Roma di Bonifacio VIII e, insieme, della Roma contemporanea che già si prefigura in quella di allora..
In questa bifocalità del paesaggio, per così dire, risiede una delle ragioni dell'efficacia della narrazione, che trova un rinforzo nella duplice funzione svolta dai personaggi in cui si imbatte l'Alighieri: guardie, armigeri, popolani, il clero papalino, un machiavellico senatore (ma anche i traghettatori, gli osti, la varia umanità che affolla le pagine del romanzo) si trasformano da tante figurine di contorno, la cui funzione è movimentare l'ingarbugliata matassa degli enigmi, in una sorta di coro che incarna quel carnevale – confuso, grottesco, talora drammatico e feroce – che costituisce la vita quotidiana nella trecentesca Città Eterna. In esso affonda le radici, con una non contraddittoria fusione, anche il motivo dell'occultismo e del soprannaturale caro a Leoni il cui percorso biografico parla di originari studi sulla poesia visiva (e della creazione della rivista di letteratura sperimentale “Symbola”) e di un interesse per la storia della magia e dell'illusionismo. Nel 2000 gli esordi alla narrativa di genere, con Dante Alighieri e i delitti della Medusa, primo volume della trilogia fiorentina (la completano I delitti del mosaico e I delitti della luce). Nel mezzo altri romanzi storici, nella Fiume di d'Annunzio e nella Berlino di Friz Lang.
Ma che cosa spinge uno scrittore a scegliere un personaggio così complesso quale protagonista di un romanzo giallo? L'Alighieri ha ispirato decine di mistery e di thriller. E la fascinazione esercitata dal sommo poeta non agisce solo sulla cultura occidentale, come ricorda Arnaud Delalande, il cui La trappola di Dante è da poco uscito per le edizioni Nord: in Corea, un famoso editore ha creato una collana dedicata solo a romanzi ispirati a Dante. Per Leoni – lo ha dichiarato più volte – è una scelta che parla del suo amore per le epoche di transizione e di forte contrasto qual è la fine del Duecento, in cui si incrinano gli equilibri fra le grandi potenze, in cui esplodono sanguinosi conflitti religiosi, in cui inizia un grande processo di globalizzazione e di rivoluzione economica sullo sfondo di uno straordinario sviluppo dei saperi e dell'affermarsi di nuovi linguaggi.
Il pubblico apprezza il Dante investigatore (alcuni volumi della Trilogia sono stati per mesi fra le top ten) anche perchè lo chiama in causa, portandolo a ricercare nelle storie, nelle citazioni, nei rimandi storico-letterari le conferme o le disconferme di quanto si è sedimentato nel proprio immaginario. E un Messer Alighieri comune mortale è infinitamente più simpatico del Padre Dante degli anni scolastici.
(pubblicato su www.romanoir.it il 19.12.2007)
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Roma Noir 2007
Luoghi e nonluoghi nel romanzo nero contemporaneo
a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2007)
Concorso Letterario
Roma Noir 2008
per tre racconti inediti
Vincitori
1° classificato
Il focolare
di
Davide Martirani
2° classificato
Vedo nero (Baby E.)
di
Andrea Floris
3° classificato ex aequo
La cosa nera
di
Roberto Santini
3° classificato ex aequo
La bellezza
di
Marco Bocci
Leggi i racconti
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Che cos'è Roma Noir?
Non è una nuova etichetta dell’ipermercato culturale contemporaneo. Né l’ennesimo slogan a effetto, in anni in cui tendenze e scritture vengono spesso definite a partire dai titoli delle antologie che lanciano i giovani esordienti.
Dal 2003 Roma Noir è un appuntamento annuale all’Università di Roma “La Sapienza”. Uno spazio che tenta di incrociare e di far dialogare due territori, quello di chi (scrittori, critici, case editrici, direttori di riviste) in questi anni ha “sdoganato” definitivamente il noir dal ghetto della letteratura di second’ordine con quello dell’Università, intesa nel senso delle sue componenti (studenti, docenti e, fisicamente, aule di un ateneo) ma soprattutto quale luogo di creazione/trasmissione di un’idea del mondo che, nel caso della letteratura, frequentemente si mantiene distante da alcuni ambiti della produzione e della lettura.
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