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Nel terzo racconto, che dà il titolo al libro, l'unico brivido che si riesce a dare alla vita è la totale immersione in una catena di compravendite, che da semplice passatempo degenera in pura assuefazione, per arrivare a preoccupanti ed infide relazioni dalle quali è difficile, se non impossibile, districarsi. In questo caso l'imprevedibilità e l'impotenza costringono il protagonista ad una repentina decisione di contrattacco che porterà successivamente a scoperte legate al passato ed all'infanzia, che consentiranno di scoprire che il presunto nemico non è stato altro che vittima inerme di avvenimenti che lo legheranno per sempre ad una condizione di precarietà ed insicurezza esistenziali.
Nel primo e nel secondo racconto, rispettivamente intitolati: “Brennero” e “Canzone”, sono i non-luoghi a farla da padrone; stazioni, treni, città fantasma e stanze frequentate da perfetti sconosciuti trasmettono il vuoto e lo spaesamento totali e nascosti da un anonimato quasi umiliante. Quando non si trova più conforto neanche nella musica tanto vale affogare i propri pensieri nell'alcool fino a che neanche quest'ultimo consentirà più di dimenticare le continue delusioni e sopraffazioni oltre che del mondo lavorativo anche della vita stessa.
Il quarto racconto “Prima che faccia giorno” è la storia di una vita, scandita da turni massacranti, trascorsa alla guida di un taxi perennemente frequentato da passeggeri psicoanalizzati. Languidi ricordi di amori passati che alimentano l'insoddisfazione di un presente privo di speranza, se non quella di riuscire a cambiare e forse un giorno potersi riscattare oltre che con il mondo proprio con se stessi.Torna, come in altri racconti, la tematica dell'alcool, unico mezzo di sostentamento morale, e della strada trafficata ed infinita nella quale perdersi per cercare di dimenticare la propria identità.
Ricordi o allucinazioni che scandiscono ritmi veloci e attimi di suspance fino alla fine del racconto.
Il brano conclusivo, “La cura”, è scandito da una vuota e inutile libertà sovrastata dal desiderio di interrompere la deludente e insignificante vita attuale per ricominciarne una nuova. Sono pochi gli interessi e ancora meno gli argomenti di cui parlare con le persone perché l'unica certezza è il solido e profondo rapporto con il tenero compagno di vita: Flint… il gatto.
L'unica soluzione all'eterna insoddisfazione personale è spostarsi e sparire dalla città per andare a vivere immersi in una rigogliosa e pittorica natura verdeggiante, nella quale, magari chissà, poter ricominciare a vivere e respirare un nuovo sentimento che si tramuterà in amore.
Un'altra raccolta che si aggiungerà ai già numerosi successi di Tamburini, uno dei quali ottenuto proprio con la raccolta “Nel nostro primo mondo”, la seconda, che gli è valsa il “Premio Settembrini” o come il “Premio Grinzane Cavour” conquistato con il romanzo del 1997 “L'onore delle armi” e ancora prima il “Premio Sirmione-Catullo” del 1992 per “Le luci del treno”.


(pubblicato su www.romanoir.it il 29.05.2008)

   



Roma Noir 2007
Luoghi e nonluoghi nel romanzo nero contemporaneo

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2007)
























Concorso Letterario
Roma Noir 2008
per tre racconti inediti


Vincitori

1° classificato
Il focolare
di
Davide Martirani

2° classificato
Vedo nero (Baby E.)
di
Andrea Floris

3° classificato ex aequo
La cosa nera
di
Roberto Santini

3° classificato ex aequo
La bellezza
di
Marco Bocci


Leggi i racconti

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Che cos'è Roma Noir?
Non è una nuova etichetta dell’ipermercato culturale contemporaneo. Né l’ennesimo slogan a effetto, in anni in cui tendenze e scritture vengono spesso definite a partire dai titoli delle antologie che lanciano i giovani esordienti.
Dal 2003 Roma Noir è un appuntamento annuale all’Università di Roma “La Sapienza”. Uno spazio che tenta di incrociare e di far dialogare due territori, quello di chi (scrittori, critici, case editrici, direttori di riviste) in questi anni ha “sdoganato” definitivamente il noir dal ghetto della letteratura di second’ordine con quello dell’Università, intesa nel senso delle sue componenti (studenti, docenti e, fisicamente, aule di un ateneo) ma soprattutto quale luogo di creazione/trasmissione di un’idea del mondo che, nel caso della letteratura, frequentemente si mantiene distante da alcuni ambiti della produzione e della lettura.
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