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Nel romanzo di Porazzi emergono caratteristiche tipiche del noir impegnato: strutture della giustizia corrotte e marcescenti, personaggi appassiti e decrepiti, adagiati su poltrone, sudati e stanchi, ma anche intrighi economici legati a cliniche più o meno convenzionali, barboni che non sono barboni, ma predatori in libertà, e poi loro, i veri protagonisti della vicenda: Cristiano Barone, biondo superpoliziotto sempre pronto all'azione, e Alex Nero, il tormentato ex agente la cui vita è andata in frantumi mentre seguiva il caso del Becchino, altro assassino seriale operante nella zona anni prima della nostra vicenda.
Il ritmo della vicenda è giocato con maestria, senza ridondanza, senza eccessiva teatralità. Quello che più colpisce, è la scrittura per immagini che Porazzi comunica pagina dopo pagina: una descrizione cinematografica che, però, sfrutta le possibilità della parola scritta che rispetto alla visione di un film, toglie identità alle voci. Molto significativa, a tal proposito, è la scena, clou dell'intero romanzo, quando cioè l'assassino e colui che gli dà la caccia si ritrovano nella stessa stanza, a discutere. Una trama veloce e tagliente, un finale che lascia aperto un eventuale seguito. Marsilio confeziona un romanzo diverso dalle ultime produzioni, sempre più spesso targate Swe, è lo fa con un autore italiano, alla sua prima editoriale. Un avvocato figlio del Nordest che il Nordest lo conosce bene, visto che lavora presso il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia. Suoi racconti sono apparsi su riviste letterarie e su diverse antologie, tra cui “La sindrome dello scorpione”, Campanotto Editore.
Pubblichiamo di seguito un'intervista rilasciataci pochi giorni fa dall'autore.
AM: Buongiorno Pierluigi, grazie per la tua disponibilità.
PP: Grazie a te per la recensione e l'intervista!
AM: L'ombra del falco è un romanzo targato 2010. Quanto tempo è intercorso tra la prima stesura e la pubblicazione?
PP: Circa due anni. Non facendo lo scrittore di professione, il tempo che ho potuto dedicare alla stesura del romanzo è stato limitato.
AM: Giochiamo con le ombre. Quella del falco terrorizza le sue piccole prede. Ma quando l'ombra è quella di una città intera, cosa succede a chi finisce nell'oscurità?
PP: Chi finisce nell'oscurità si ritrova ai margini, dimenticato da tutti. La sfortuna, l'insuccesso, il fallimento sono vissuti come colpe, e chi, suo malgrado, anche solo per cattiva sorte, si ritrova in queste situazioni, viene allontanato da tutti, come un lebbroso. Ma, spesso, la responsabilità di tanti fallimenti è proprio della società e dell'economia.
AM: Il Teschio, il Profeta e poi lui, Alex Nero. Sono tre forze complementari o per muovere la vicenda ce n'è una che “lavora” più delle altre?
PP: Il Teschio è il motore principale della vicenda, in quanto, con i suoi omicidi, fa entrare in gioco tutti gli altri personaggi, ma ci sono tanti protagonisti, tutti ugualmente importanti ai fini della vicenda narrata.
AM: Nella recensione ho sottolineato il tuo stile, che ritengo cinematografico-letterario. Hai mai pensato a una trasposizione cinematografica del romanzo? E se sì, questo quanto e come ti ha aiutato?
PP: A dire la verità sì, scrivendo alcune scene o certi dialoghi ho provato a pensarli realizzati sul grande schermo, per verificare se potevano funzionare. Ovviamente c'è sempre la speranza che in un futuro possa esserci una versione cinematografica del libro!
AM: Ti chiedo adesso di scegliere un attore per Alex Nero.
PP: Il Bruce Willis di “Die Hard” o Michael Chiklis.
AM: Mentre quale romanzo thriller-noir vorresti aver scritto tu?
PP: “Venere privata” di Giorgio Scerbanenco.
AM: Il tuo romanzo prosegue una tradizione italiana che negli ultimi tempi ha avuto delle eccellenze sulla tematica del serial killer: mi riferisco a Donato Carrisi e al suo Suggeritore. Quanto sono diversi i serial killer italiani (anche se quella di Carrisi è un'ambientazione non luogo) da quelli americani?
PP: Premettiamo, innanzi tutto, che i serial killer reali sono molto diversi da quelli letterari o cinematografici. Nella letteratura e nel cinema si tende ad attribuire un fascino, a questi personaggi, che nella realtà non hanno. Per intenderci, i serial killer reali assomigliano più a Pacciani che a Anthony Hopkins.
Per quanto riguarda la comparazione tra serial killer italiani e americani, negli Stati Uniti ce ne sono stati molti di più, ovviamente, e in generale molto più feroci. La differenza principale credo si possa trovare proprio nella loro “firma”: gli omicidi seriali avvenuti in America sono caratterizzati da maggiore violenza e perversione.
AM: E adesso un'ultima domanda, del tutto personale. Qualche giorno fa, una mia amica psicologa, dopo aver letto il mio esordio letterario, mi ha chiesto, con espressione raccapricciata: Ma come fanno a venirti in mente certe cose? Fai finta che te l'abbia fatta conoscere, che abbia letto il tuo romanzo e che, pensando a Lucrezia, ti facesse la stessa domanda.
PP: Questa è una domanda ricorrente, da parte di chi non scrive, e soprattutto da parte di chi non legge tanto da immedesimarsi nel processo creativo. L'immaginazione serve proprio per raccontare storie. Da sempre, poi, le opere sono costruite su un conflitto, di varia natura. Chi si lamenta della violenza della letteratura o del cinema contemporaneo, se leggesse certi brani dell'Iliade o della Bibbia, potrebbe trovare parecchie sorprese. Dovendo scrivere anche di personaggi malvagi, è indispensabile, per l'autore, renderli il più possibile credibili.
AM: Grazie Pierluigi, sei stato gentilissimo! A presto per il tuo prossimo romanzo!
PP: Grazie a te! Ciao!
(pubblicato su www.romanoir.it il 15.09.2010)
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Roma Noir 2009
L'amore ai tempi del noir
a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2009)
Concorso Letterario
Roma Noir 2010
per tre racconti inediti
Vincitori
1° classificato
Etica professionale
di
Marica Petrolati
2° classificato
Pisana
di
Stefano Cicerani
3° classificato ex aequo
Cuore fiore amore
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3° classificato ex aequo
Siracusa, 1608
di
Maria Lucia Riccioli
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