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Ma Cartoni fa molto di più. Nelle sue vicende si gioca una battaglia decisiva tra la vita e la morte e l'uomo, l'ago della bilancia, risulta impregnato e ammorbato da una profonda sfiducia, un senso di sconfitta che l'autore sembra nutrire verso il linguaggio e la capacità di comunicare attraverso le parole. Ecco allora che la scrittura si concentra sui gesti, sulle movenze, sulle azioni e sui vicoli ciechi di coscienze messe alla strette. Barriere invisibili che diventano binari inossidabili, su cui l'individuo non può far altro che proseguire il suo percorso. L'alternativa è il deragliamento, lo schianto. Ed è attraverso questo deragliare che i personaggi di “Io sono la Nemesi ” si confrontano con la vita. Perché ogni protagonista, l'”io” narrante del primo racconto, l'ipotetico “tu” con cui ci si confronta nel secondo e il definitivo “egli” del terzo, è un individuo silenzioso e solo, che sopravvive ai margini e che quotidianamente barcolla al limite di un baratro interiore senza fondo.
Nel primo racconto, Un dolore qualsiasi, il protagonista, ingabbiato in una relazione a maglie strette e in una quotidianità asfittica, trova il miraggio, la via di fuga, in Ivana, vittima di un incidente stradale, che nel suo allontanarsi inerme dal luogo dell'incidente rivela in realtà la direzione della corrente, come se la vita, regolata da caso e da caos preconfezionati, mostrasse per un attimo un'arteria scoperta, l'ultimo appiglio per non svanire. Un movimento “verso qualcosa”, una linea retta, una direzione in avanti, precisa.
Il secondo racconto, quello che dà il titolo al libro, focalizza la sua attenzione, oltre che sul protagonista, preso di petto dal “tu” narrativo, sul villaggio turistico che ospita lui e la sua famiglia. Un finto labirinto, che in realtà altro non è che un corridoio attorcigliato su se stesso, un percorso costretto e disgregante, da cui si può fuggire soltanto volgendo lo sguardo al proprio interno, in quelle stanze chiuse che nascondono la follia, l'imprevedibilità, la diversità. Un movimento che torna indietro, da un punto di partenza esterno e aperto, una spirale a ritroso.
Il terzo racconto, personalmente il mio preferito, Cognati, è molto più delicato, forse quello che più di ogni altro riesce a sbiadire i contorni neri dell'atmosfera generale. Due cognati, convinti dagli eventi di detestarsi a vicenda, in realtà non riescono a nascondere l'istinto primario, quel silenzioso desiderio d'esistenza che è nascosto dagli schemi precompilati della famiglia come concetto. E così, soltanto ritrovandosi al capezzale del capofamiglia morente, a confrontarsi con la morte, con la realtà ultima, capiscono quanto di vero e di puro potrebbe esserci tra loro. Ma la vita e il caso determineranno un movimento avverso, un tornare indietro, un fuggire via che è sempre linea retta, ma in direzione opposta.
Tre movimenti che simboleggiano la ricerca, la presa di coscienza, la rinuncia. Tre movimenti guidati dalla Nemesi, intesa come furia, equilibrio e negazione.
Tre racconti che regalano un nero diverso, ma non per questo meno assoluto.
Alessandro Cartoni, classe 1964, insegna materie letterarie negli istituti superiori della provincia di Ancona. Nel 2006 ha curato l'antologia di racconti Indiscipline – Sette storie tra i banchi (Il Lavoro Editoriale). Nel 2008 ha partecipato all'antologia noir NeroMarche (Ennepilibri). Con Perrone è comparso nell'antologia Frittology, con l'Orecchio di Van Gogh in Onda d'Abisso – Trenta storie di mare e di mistero e con Eclissi in Uomini a Pezzi: antologie realizzate in collaborazione con il laboratorio di scrittura Carboneria Letteraria di cui è membro.

(pubblicato su www.romanoir.it il 07.02.2011)

   


Roma Noir 2010
Scritture nere: narrativa di genere, New Italian Epic o post-noir?

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2010)





Concorso Letterario
Roma Noir 2010
per tre racconti inediti


Vincitori

1° classificato
Etica professionale
di
Marica Petrolati

2° classificato
Pisana
di
Stefano Cicerani

3° classificato ex aequo
Cuore fiore amore
di
Angela Cutrera

3° classificato ex aequo
Siracusa, 1608
di
Maria Lucia Riccioli


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