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Lucy D. è un'assassina, spietata e calcolatrice, maniacalmente attenta ad ogni mossa, ma tradita dalla sete esponenziale che il suo corpo, prevalentemente nudo – presenza invadente del romanzo – ha del sangue delle vittime.
Come in un gioco di specchi continuo, dal principio alla fine del romanzo, la narratrice, che imposta il racconto seguendo lo schema di un journal intime , la cui progressione cronologica va dal 22 giugno 1981 al 27 aprile del 2005 (o aprile 2006, seguendo un probabile refuso), si descrive in relazione ad un'altra donna diametralmente diversa da lei, ma il cui destino è inscindibile. Entro questo spazio temporale, la narrazione procede a balzi, con distanze cronologiche anche di sei anni, mentre la progressione sincronica si sposta dalla Budapest tradizionalmente sede di storie di vampiri, alla Cagliari notturna, metropoli del sesso e della morte, seminata dalla sapiente mano di un Dracula estremamente femminile, seduttrice, come nei migliori cliches, ed infine carnefice.
L'andamento irregolare del narrato si conclude con un flash back che problematizza la materia letteraria. Nelle tre pagine conclusive si spiegano i lati oscuri del noir cagliaritano, nell'ottica di un'irrisolta lotta contro il senso di colpa, di un insano tentativo di ricomporre il legame primigenio con la madre, mettendo a nudo l'interiorità repressa della protagonista. Lucy torna ad essere Lucia, bambina, che assiste, ignara, al suicidio della madre, nel bagno di casa, che odora di “carne cruda”, in cui il colore predominante è il rosso, ma non quello del pennarello, sostituito, piuttosto, dal meno rassicurante rosso del sangue materno in cui la bimba s'immerge per un estremo saluto alla mamma suicida. Il drammatico momento dell'abbraccio mortale di madre e figlia, che sottolinea l'irrisolto legame tra il fluido materno e la nuova vita che da esso prende forma, produrrà la morte metaforica di Lucia ed il significativo sdoppiamento interiore della protagonista e conseguente nascita dell'altro da sé, o meglio il sé in negativo, annerito dal lucido della pellicola del tempo. Nello specchio in cui la futura omicida seriale guarda il sé, alla bambina sotto shock è visibile soltanto il suo alter ego , “una bambina, con grandi occhi neri, stupiti, disorientati”, cui darà il nome di Mina, mentre lei, ingiustamente accusata dal padre della morte della madre, si riconoscerà nell'essere immondo, metamorfico, vampiresco, che sarà Lucy D.

(pubblicato su www.romanoir.it il 15.10.2009)

   


Roma Noir 2008
"Hannibal the Cannibal c'est moi?" Realismo e finzione nel romanzo noir italiano

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2008)
























Concorso Letterario
Roma Noir 2009
per tre racconti inediti


Vincitori

1° classificato
Sala d'attesa
di
Carmen Maffione

2° classificato
Terapia d'urto
di
Silvia Premoli

3° classificato ex aequo
Il demone della Buonanotte
di
Andrea Franco

3° classificato ex aequo
Dolcemente verso il basso
di
Massimiliano Govoni


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