v  
   
 


 





 


 


<Segue


«Questo è il noir mediterraneo. – scrive Massimo Carlotto nell' Introduzione – Raccontare storie di ampio respiro. Raccontare le grandi trasformazioni. Denunciare e allo stesso tempo proporre l'alternativa della cultura della solidarietà».
Il libro si articola in tre parti – Il Mediterraneo e il suo noir , Marsiglia e Fabio Montale – a scandire il percorso con cui il lettore, muovendo dalla visione politico-culturale di Jean-Claude Izzo e passando per i suggestivi luoghi marsigliesi, approda all'eroe tragico moderno Fabio Montale quale interprete di sensibilità, tormenti, ideali, speranze in uno scenario sociale corrotto dalle fondamenta.
In Il Mediterraneo e il suo noir Izzo ritrae Il Mediterraneo delle felicità possibili ricorrendo alle memorie personali e letterarie delle città mitiche, «da Tangeri a Istanbul, da Marsiglia ad Alessandria, da Napoli a Barcellona» che affacciano sul “mare nostrum”. In una fitta trama di citazioni – da Flaubert, Rilke, Camus, Grenier, Brauquier, Rimbaud per ricordarne solo alcuni – il tema dell'erranza svela, inevitabilmente, come in realtà «il Mediterraneo non è altro che un appello alla riconciliazione». Marsiglia, terra di esuli, città simbolo dell'incontro con l'Altro, diventa allora luogo di speranza, nonché di resistenza alle logiche discriminanti dell'economia globalizzata: «Marsiglia, l'unica, la resistente, la sopravvissuta dei mondi mediterranei, saprà, spero, non essere il posto di frontiera – moderno remake del limes nell'impero romano – tra il mondo civilizzato e il mondo barbaro, tra l'Europa del nord e i paesi del sud, come invece preconizza un rapporto della Banca mondiale alle élite europee».
Le discendenze del noir mediterraneo, da intendersi proprio come narrazione contemporanea di questa resistenza, sono individuate nel breve testo L'azzurro e il nero in chiusura della prima parte: le origini risalgono al fratricidio biblico e alla tragedia greca, di cui l'Edipo sofocleo definisce l'impronta nativa del “tragico moderno”, coerentemente reinterpretato nel Novecento da Albert Camus in Lo straniero e da cui si genera un rapporto di filiazione che include tanto James Cain quanto - passando per Chandler e Hammet - Manuel Vazquez Montalbán. La mediterraneità, dunque, precisata quale cifra comune alla dimensione tragica antica e moderna, poiché, scrive Izzo: «Il giallo mediterraneo è l'accettazione fatalista del dramma che grava su di noi da quando l'uomo ha ucciso suo fratello su una delle rive di questo mare».
Gli scritti raccolti nella seconda parte restituiscono il rapporto privilegiato dello scrittore – che si definisce «bastardo di Marsiglia, mezzosangue figlio della cultura italiana, spagnola e araba» – con le strade, il porto, i mercati, le voci, la musica, i sapori e gli odori marsigliesi. Il cibo e la cucina assumono qui la funzione di metalinguaggio politico-sociale, tratto distintivo della sensibilità di Jean-Claude Izzo quanto del suo alter ego Fabio Montale. I tre brevissimi testi, nucleo centrale del libro ai quali il titolo si ispira – Aglio, Menta e Basilico – si configurano infatti quale sintesi poetica di uno scatto vitale, vale a dire del piacere di vivere con cui, in reazione al tragico moderno, diventano possibili l'alterità e l'accoglienza. L'irriverenza sensuale dell'aglio vuol dire allora, in questa prospettiva, una forma necessaria di resistenza quotidiana: «Quindi, dico io, contro tutti i vampiri succhiasangue che ci rubano le energie, ci svuotano il cervello e ci prosciugano il cuore, mangiate aglio, bevete vino. Questa è la vita. Perché, parafrasando lo scrittore Jim Harrison, senza l'aglio e il vino continuare per la nostra strada può essere davvero dura».
La terza e ultima parte, dedicata all'eroe poliziesco della trilogia marsigliese, oltre al racconto inedito La cena di Natale di Fabio Montale , l'ex sbirro dei quartieri nord di Marsiglia , contiene lo scritto Fabio Montale secondo Jean-Claude Izzo , nel quale lo scrittore definisce le affinità con il suo alter ego romanzesco: «In lui c'è un po' di me, è ovvio. Cose personali, valori: il piacere di mangiare e di bene del buon vino, per esempio» spiega, e ancora, in una sintesi che abbraccia la lucida denuncia sociale e al contempo il piacere di vivere, di amare, di condividere e di sperare come atto di resistenza individuale e collettiva: «Sì, come Montale sono pessimista. Il futuro è disperato, ma non sono io ad essere disperato, è il mondo…».
Fuori dal personaggio narrativo, in quella che suona come una conclusiva dichiarazione di poetica, Jean-Claude Izzo esplicita la visione del mondo sottesa nella sua opera e nello stesso noir mediterraneo di cui è iniziatore: «Come cittadino, come militante, non ho più grandi speranze. Ma conservo un bel po' di speranze nei confronti dell'Uomo. (…) Uccidere Montale in Solea è un segnale d'allarme. Se lui rappresenta la speranza, vuol dire che, se volete altri Montali, dovete muovere le chiappe…». A chiudere il volume, in forma di brevi elenchi, i riferimenti topografici e culturali di Fabio Montale nei romanzi della trilogia marsigliese: i suoi “posti preferiti”, la sua musica - dal jazz al rock – e infine, ma non per importanza, i suoi libri.

(pubblicato su www.romanoir.it il 01.07.2011)

   


Roma Noir 2010
Scritture nere: narrativa di genere, New Italian Epic o post-noir?

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2010)



Concorso Letterario
Roma Noir 2010
per tre racconti inediti


Vincitori

1° classificato
Etica professionale
di
Marica Petrolati

2° classificato
Pisana
di
Stefano Cicerani

3° classificato ex aequo
Cuore fiore amore
di
Angela Cutrera

3° classificato ex aequo
Siracusa, 1608
di
Maria Lucia Riccioli


Leggi i racconti



   
 
Roma Noir tutti i diritti riservati Copyright © 2005 programmazione e grafica di Roberta Mochi e Alessia Risi