|
|
<Segue
In quel tipico scenario della provincia inglese, la tranquillità quotidiana della cittadina di Flagford viene interrotta da alcuni tragici avvenimenti. Mentre Jim Belbury è a caccia di tartufi il suo cane rinviene dal terreno lo scheletro di una mano. La scientifica scopre che il corpo è stato seppellito circa dieci anni prima, ma non si possono stabilire né la data precisa, né le cause del decesso, né tanto meno l'identità del corpo, poiché la banca dati della polizia presenta un numero troppo alto di persone scomparse; una costola incrinata e un lenzuolo viola in cui il corpo è stato avvolto sono, infatti, gli unici indizi a disposizione per cominciare la ricerca. E' un indagine intricata per il commissario Wexford che si trova costretto a scavare nella memoria storica del paese alla ricerca di qualcosa che è stato dimenticato - o forse lasciato dimenticare - da tempo.
Ruth Rendell non si limita alla meticolosa descrizione degli avvenimenti legati all'andamento poliziesco. Nel “Bosco Maledetto” sono, infatti, presenti tutti quegli elementi che testimoniano l'importante impegno sociale con cui la scrittrice accompagna la storia. Il commissario Wexford, mentre svolge le indagini, prende parte a una campagna in favore delle immigrate somale sottoposte dai familiari alla pratica dell'infibulazione. In questo modo, la scrittrice riflette sulle tematiche legate allo stato sociale delle donne provenienti dall'Africa, che in Inghilterra costituiscono una larga parte della popolazione, e, allo stesso tempo, descrive le relazioni che si instaurano fra due diverse culture. Il contrasto tra la storia poliziesca e le problematiche legate alle differenze razziali consente di mettere a fuoco vari aspetti della vita quotidiana di provincia. Per questo i soggetti intervistati dai poliziotti, tutti personaggi relegati ai margini della società, non interagiscono nella vita sociale di Kingsmarkham, non si mescolano con il resto della popolazione e vivono isolati dalla vita del paese.
Ruth Rendell prende in prestito la tradizione vittoriana dell'Inghilterra del XIX secolo e la utilizza da un lato per descrivere le dimore stravaganti in cui vivono le persone interrogate, dall'altro per delineare i tratti oscuri che la natura umana può assumere. Nel momento in cui il commissario Wexford viene a contatto con questi ambienti, che costituiscono una metafora dello stato psichico delle persone che vi dimorano, è costretto a interagire con ciò che si nasconde dietro l'esteriorità. Spesso le apparenze ingannano e le verità più atroci, sepolte ormai da tempo, emergono dalle persone più inaspettate.
(pubblicato su www.romanoir.it il 12.12.2008)
|
|
|
Roma Noir 2008
"Hannibal the Cannibal c'est moi?" Realismo e finzione nel romanzo noir italiano
a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2008)
Concorso Letterario
Roma Noir 2008
per tre racconti inediti
Vincitori
1° classificato
Il focolare
di
Davide Martirani
2° classificato
Vedo nero (Baby E.)
di
Andrea Floris
3° classificato ex aequo
La cosa nera
di
Roberto Santini
3° classificato ex aequo
La bellezza
di
Marco Bocci
Leggi i racconti
|
|
|