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Joss Meredith è veramente un autore di romanzi noir? Chi è l'affascinante Morgane? Qual è il suo legame con il giovane autore? Ma, soprattutto, come è riuscita a sapere alcuni particolari della vita di Joss? E quest'ultimo in che modo si comporterà? Anche in questa occasione, Arousseau affida a un viaggio in macchina, nel quale non mancheranno le interruzioni delle forze dell'ordine e dei soliti spacciatori ed ex-carcerati che popolano i quartieri periferici di una grande città, e al suo personaggio principale, perso tra lo sforzo di trovare la logica degli eventi e l'effetto conturbante dei ricordi, il compito di risolvere il mistero.
Nel tentativo di capire il movente delle azioni di Morgane, grazie alla condotta ambigua degli avvocati e dei poliziotti, Joss riesce ad impossessarsi del fascicolo giudiziario che riguarda la misteriosa vicina. La lettura delle trascrizioni degli interrogatori e dei referti medici, scritti con precisione e senza prendersi cura dello stato d'animo della persona esaminata, ha permesso al giovane romanziere di comprendere che «la realtà è sempre più squallida della finzione, più inattesa nelle sue pieghe fetide». Per Joss, quindi, la spiegazione degli atti di Morgane non si trova nei rapporti della polizia o nelle perizie mediche, che trattano il crimine in modo asettico, considerandolo un fattore genetico. Trasformando il dossier sulla vicina nel materiale da cui ricavare l'ispirazione per la composizione del suo secondo romanzo, Joss può recuperare la vita interiore di Morgane, il suo pensiero, il suo modo di accostarsi alla realtà, arrivando così a conoscere quei problemi che, anche se «lo sappiamo che tutti hanno [...] ma preferiamo non sentirne parlare», le hanno consentito di coinvolgerlo nel suo delirio. Così, in virtù dell'effetto straniante della finzione si possono afferrare gli aspetti bizzarri della realtà, quelli che la maggior parte delle persone reprimono o negano.
Invece di adoperare uno stile contaminato dalla terminologia scientifico-poliziesca e di strutturare la sua opera secondo le fasi di svolgimento di un'inchiesta ufficiale, Arousseau concede al suo protagonista come criterio d'indagine la narrazione stessa, compresi i giochi di parole e le invenzioni che questa comporta. L'uso del turpiloquio e delle espressioni gergali elimina la distanza tra gli strati sociali e Joss e mette in crisi l'obiettività della ricerca della verità condotta in base al principio del non coinvolgimento con l'oggetto trattato, interpretando quindi l'abbassamento del linguaggio come un riconoscimento empatico delle differenze degli esseri umani. Impostare l'intreccio come l'inclusione di una storia nel racconto di un'altra vicenda significa frammentare la trama in parti che comprendono i recuperi memoriali del protagonista, le riflessioni sul funzionamento della giustizia, le esperienze sessuali della voce narrante, che sembrano condurre al vero amore, ed altro ancora, creando attese e sorprese che si risolvono solo nel finale.
Con la storia nella storia di Joss, attraverso scelte linguistiche ardite e il frammento, Arousseau prova a far riflettere il lettore sullo scopo della fruizione della letteratura, cioè intendere il testo come uno strumento mediante il quale approfondire la conoscenza della realtà e trovare un modo per intervenire in essa consapevolmente, invece di impiegarlo solamente per la stimolazione piacevole ed estemporanea della propria fantasia. Uno scrittore ha la responsabilità di invitare a riflettere e il lettore quella di provare a soffermarsi sull'opera, non di limitarsi a consumarla.
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(pubblicato su www.romanoir.it il 12.12.2008)
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Roma Noir 2008
"Hannibal the Cannibal c'est moi?" Realismo e finzione nel romanzo noir italiano
a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2008)
Concorso Letterario
Roma Noir 2008
per tre racconti inediti
Vincitori
1° classificato
Il focolare
di
Davide Martirani
2° classificato
Vedo nero (Baby E.)
di
Andrea Floris
3° classificato ex aequo
La cosa nera
di
Roberto Santini
3° classificato ex aequo
La bellezza
di
Marco Bocci
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