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Marco fece passare avanti sua moglie e ne osservò il profilo avvolto dalla muta. L'esercizio costante le donava un fisico asciutto, quasi duro. Non come Monica, su lei le gonne disegnavano curve che attiravano l'attenzione degli uomini. Era convinto che non avrebbe mai tradito, che lui era diverso. Eppure era arrivata Monica, un week-end nel quale sua moglie era rimasta a casa. Aveva bevuto e Monica lo aveva aiutato a ritornare in camera. Non era così ubriaco, aveva esagerato apposta, per
gioco. Sulla porta si era avvicinata e lui aveva respirato il suo odore, le loro labbra si erano trovate, erano entrati in camera. Facile e banale. Come aveva potuto gettare così tutti gli anni di matrimonio? Un momento voleva che non fosse mai successo nulla, e subito dopo bramava ancora l'odore di Monica. Voleva guardare sua moglie senza vergogna eppure non desiderava che toccare i capelli dell'altra. Se solo Giulia non lo avesse scavato di dentro con quegli occhi... Ma aveva davvero capito del tradimento?
In un anfratto sulla parete notò qualcosa muoversi; si fermò e fece segno a Giulia di attendere. Sganciò la torcia, la puntò e vide un grande occhio scuro.
Giulia vide un occhio che la fissava; poi un tentacolo si mosse, e poi un altro e un altro ancora, finché il polpo non uscì dal nascondiglio oscillando la testa come un palloncino nell'aria. Avvicinò la mano e accarezzò uno dei tentacoli. Il polpo a sua volta prese a tastare le sue dita. Comprendere che suo marito l'aveva tradita, era stato per un momento intollerabile. Poi, lì nell'acqua, con i suoni attutiti, con i movimenti rallentati, ogni reazione le era parsa troppo faticosa.
Provava un odio indefinito, insensibile, come un dolore improvviso e troppo forte.
Marco sapeva che i polpi erano in grado di amputarsi un tentacolo, pur di sfuggire al predatore. Se avesse potuto tagliare via da sé quelle ore con Monica, non avrebbe esitato. Il profondimetro segnalò i trentasei metri. In alto la linea tra acqua e aria non si distingueva più, in basso il blu pareva incombere come un precipizio. Poi dal boccaglio non arrivò più aria. Afferrò il respiratore di riserva ma anche da questo niente: il manometro segnava zero. Si volse in cerca di Giulia. Vagò con
gli occhi nella semioscurità e la vide; in mezzo a una nebbia di sabbia e alghe, si allontanava lenta verso la costa. Provò a urlare ed espirò stupidamente l'ultima aria nei polmoni. Giulia doveva averlo visto in difficoltà ma se ne stava andando. Lo stordimento lo pervase e fu incapace di pensare ad altro.
Gli parve allora che quella fosse l'unica soluzione, che così tutto si sarebbe sistemato. Nell'acqua gelida, invece di lottare con tutte le forze per arrivare in superficie, si lasciò tirare verso il basso.

 

 

 
 


 

Roma Noir 2008
"Hannibal the Cannibal c'est moi?" Realismo e finzione nel romanzo noir italiano

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2008)

 

 

 
 


 

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