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Vincitori del Concorso Letterario
Roma Noir 2009 - Sesta Edizione

Primo Classificato:

Sala d'attesa
di Carmen Maffione

Non lasciarmi ora, ti prego. Non andartene questa notte, aspetta ancora un paio d'anni, aspetta almeno che io mi ammali gravemente, che sia prossima alla morte. Senza un marito da accudire, non saprei cosa fare. Non potrei vivere. Non dire così, lo so che hai peccato, e mi hai fatto del male, ma sei fatto così, sei sempre stato così, se un uomo nasce tondo non può morire quadrato, diceva la povera mamma, ti ricordi? Ma sono trascorsi cinquant'anni, e io non sono mai stata altro che tua moglie, una brava moglie, vero? Hai sete, bevi un po' d'acqua, così, piano, ti aiuto io. È compito mio, lo è sempre stato, ero io che ti davo da bere, anche quando eri giovane e forte, ti riempivo il bicchiere durante il pranzo o la cena, mezzo di rosso e mezzo di minerale, appena si svuotava te lo riempivo, come nei ristoranti di lusso. E quando mi distraevo guardando la televisione, come battevi la mano sul tavolo per ricordarmi! Eri giovane e forte. Ma avevi avuto la fortuna di avere il lavoro vicino casa, così tornavi a mangiare dopo mezza giornata, e poi la sera. Io stavo sempre attenta all'orologio, per mettere a bollire la pasta all'ora giusta e poi all'una esatta sentivo il tuo fischio lungo attraversare la tromba delle scale e arrivare al secondo piano dove stavamo noi, nella vecchia casa, e io correvo ad aprirti la porta. E poi eri intelligente. Lo sei sempre stato e lo saresti ancora oggi, se la malattia non ti avesse indebolito la memoria. Si vedeva proprio che tu avevi fatto la sesta classe, e io fino alla terza! Perché tu sapevi parlare bene, e io restavo a un angolo e ti guardavo come raccontavi, sicuro, come muovevi le mani, e tutti ti ascoltavano, sorridevano, si divertivano. E poi mai mi hai mancato di rispetto davanti alle persone, dicevi ecco la mia bella moglie , con orgoglio, oppure la parmigiana di melanzane come la fa mia moglie non la sa fare nessuno . Ma quando tornavi dai viaggi, avevi sempre qualche ricetta che ti avevano dato quelle donne che conoscevi sui treni, Ninetta, senti un po' cosa ci mette la signora Raffaella nella zuppa di pesce! Ninetta, oggi preparami il riso con le cozze come mi ha detto la moglie del maresciallo! Ah, sorridi… allora ti ricordi! E io cucinavo subito, seguivo le istruzioni alla lettera, facevo tutto per farti contento, tranne quelle volte, quelle volte che non stavo bene… quelle volte che mi mettevo a letto, e dovevo rimanerci per una settimana, e non avevo la forza di fare nulla. E allora un poco ti lamentavi, quando ti svegliavi e non trovavi le pantofole perché la sera avanti le avevi spinte sotto il letto, e dicevi che avevo il carattere di mio padre, che vivevo con i miei fantasmi, e che quella clinica dove andavo a farmi curare non mi serviva, ché tanto ai mali della mente non c'è rimedio. Dai fantasmi. Non c'è scampo. Ma adesso non spaventarti, se ti dico che il fantasma che vedevo, lo vedevi anche tu, anzi, tu lo conoscevi meglio di me, ne conoscevi il nome, il profumo, il corpo giovane, la casa, dove tu l'hai sistemata, i vestiti, perché eri tu a comprarglieli, e io lo sapevo, sì, sì, l'ho sempre saputo! Davvero credevi che non me ne accorgessi? Per vent'anni ho assistito in silenzio, finché il diavolo non è venuto a prendersela, così giovane. Stringi la mia mano, non tremare così, è solo il rumore del temporale, non aver paura. Non c'è più niente di cui avere paura. Non si può pretendere tutto dalla vita. Non abbiamo avuto un figlio. Tu hai sempre accettato che io non potessi averne e non hai mai sospettato nulla. Quella clinica di periferia, quei ricoveri periodici. Non ero pazza. Erano aborti. Tredici, per l'esattezza. Tredici figli morti prima di nascere, i figli che non ho voluto darti, che non ti sei meritato. Ti ho dato tutto in questa vita. Non sono stata altro che tua moglie, una brava moglie. Ma un figlio no. Un figlio non ti spettava. Lo so, lo so. L'uomo è peccatore, Dio ci perdonerà. Non tremare, stringi le mie mani. Non morire stanotte, ti prego. Non lasciarmi sola.

Secondo Classificato:

Terapia d'urto
di Silvia Premoli

Fisso l'orologio. Le lancette sembrano immobili. Lo guardo troppo spesso, perché la dottoressa Doni mi studia con gli occhietti opachi.
Accenno un sorriso ragionevole, ma la seduta è terminata e devo proprio andare.
I miei genitori hanno invitato a cena tale zio Enrico, solo di passaggio; pare debba assolutamente rivederlo, perché l'ultima volta avevo sette anni. Una seccatura.
Entro in macchina e sbuffo: il percorso con la Doni sta diventando troppo lungo, costoso e sempre meno convincente. Pensavo di cavarmela in fretta ed invece: «Il cammino da fare assieme sarà lento e graduale: solo così le risposte emergeranno!».
Diciamo la verità, nemmeno lei sa spiegare il mio problema; forse non vale più la pena sprecare soldi per una cosa così stupida e imbarazzante!
Ho paura degli armadi. Ne sono terrorizzata. Ho persino preso l'abitudine di accatastare i vestiti su sedie sparse pur di stare lontana dall'armadio ad angolo, sogno di ogni ragazza ma per me gigantesco abominio, regalatomi dai miei.
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Terzo Classificato ex aequo:

Il demone della Buonanotte
di Andrea Franco

Sputo a terra, sull'asfalto, sperando di liberarmi, ma è solo uno di quelle sciocche idee che mi vengono così, quando le ho pensate tutte e nella mente cominciano a rincorrersi pensieri incoerenti.
Uno sputo... eh, magari potessi liberarmene così. Sputerei ancora e ancora. Se solo fosse così facile! Ma in cuor mio so che non lo è allo stesso modo in cui so che non vorrei che accadesse. Se davvero potesse essere così semplice, tutto perderebbe di significato, non avrebbe più quell'importanza, quella forza, che ho sempre sentito.
Il Demone. È lì, suadente, perverso. Ma affascinante. Pronto a indicarmi quando la sua sete va saziata. È forte, Lui. Sarebbe banale liberarsene in un modo così semplice. Come a dire che tutto quello che è stato poteva pure non accadere, semplicemente. Ma non è così. È dentro di me.
Io stesso sono parte di Lui e insieme ci completiamo.
No, uno sputo no. Solo con l'amore, con la sensualità, con un brivido lungo e sospiri graffianti. Solo così può tornare a dormire. Sazio e appagato. Dopotutto non posso liberarmene, ma s'aspetta che lo soddisfi.
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Terzo Classificato ex aequo:

Dolcemente verso il basso
di Massimiliano Govoni

Un branco di barracuda passò tra loro; sospeso nel mare, per un attimo sembrò volare in un cielo d'acqua, poi si allontanò veloce. Marco, oltre la maschera da sub, incrociò gli occhi di sua moglie. Lei lo stava fissando e lui in un secondo ne ebbe la certezza. Giulia sapeva del suo
tradimento.
Giulia si riscosse. Osservava Marco e a un tratto aveva perso il controllo dei pensieri: come bolle d'aria, avevano preso a risalire verso la superficie della sua consapevolezza, e lei non era riuscita a
trattenerli. Le gorgonie, aggrappate alla roccia, sfidavano la corrente che portava in mare aperto. Avrebbe voluto che il suo matrimonio fosse stato così. Un'amica le aveva raccontato di aver visto Monica uscire dalla camera di suo marito, proprio quel fine settimana nel quale lei non era andata col gruppo; dapprima aveva pensato a un motivo banale, come al prestito di un libro, poi, la sera innanzi al ristorante, aveva colto Monica china sul marito, in un atteggiamento che aveva riconosciuto come di profonda intesa. Forse i loro visi erano stati troppo vicini, o forse lo sguardo della donna era stato troppo diretto.
Non lo avrebbe saputo dire. Per un momento ebbe voglia di risalire subito in superficie, poi annullò ogni pensiero.
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Il concorso è indetto nell'ambito del Convegno Roma Noir 2009. L'amore ai tempi del noir che si terrà all'Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Scienze Umanistiche, il 18 febbraio 2009. Il concorso intende premiare i racconti di ambientazione italiana che sappiano più efficacemente cogliere le nuove tendenze della letteratura noir . I testi dovranno essere in lingua italiana, inediti, DI LUNGHEZZA INFERIORE alle 4000 battute (compresi gli spazi) pena l'esclusione dal concorso.
Non saranno presi in considerazione i racconti che siano già stati premiati in altri concorsi. Possono partecipare autori italiani e stranieri. I concorrenti devono inviare il racconto ENTRO il giorno 30 GENNAIO 2009 con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono al seguente indirizzo e-mail: concorso@romanoir.it . Il racconto NON VA INVIATO IN ALLEGATO, BENSÌ INCLUSO NEL TESTO DELLA E-MAIL pena l'esclusione dal concorso. La Giuria sceglierà tre vincitori.

GIURIA
I testi saranno valutati da una Giuria critica composta da Fabio Giovannini, Giulio Leoni, Marco Minicangeli, Elisabetta Mondello, Giorgio Nisini, Mauro Smocovich.

Primo racconto classificato: sconto di 300 euro su un corso a scelta della Scuola Internazionale di Comics, sconto del 50% sull'acquisto dei libri della Robin Edizioni, pubblicazione del racconto sulla rivista MilanoNera , sul periodico on line ThrillerMagazine e sul sito ufficiale di Roma Noir www.romanoir.it

Secondo racconto classificato: sconto del 50% sull'acquisto dei libri della Robin Edizioni, pubblicazione del racconto sulla rivista MilanoNera , sul periodico on line ThrillerMagazine e sul sito ufficiale di Roma Noir , www.romanoir.it .

Terzo racconto classificato: pubblicazione del racconto sulla rivista MilanoNera , sul periodico on line ThrillerMagazine e sul sito ufficiale di Roma Noir , www.romanoir.it .

PREMIAZIONE - Avverrà a Roma nell'ambito del convegno Roma Noir, che si terrà all'Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Scienze Umanistiche, il 18 febbraio 2009. I nomi dei vincitori verranno pubblicati su www.romanoir.it. I vincitori saranno inoltre avvisati per telefono e tramite lettera raccomandata.
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Vincitori del Concorso Letterario
Roma Noir 2008 - Quinta Edizione

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Roma Noir 2007 - Quarta Edizione

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Roma Noir 2006 - Terza Edizione


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Roma Noir 2004 - Prima Edizione

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Roma Noir 2008
"Hannibal the Cannibal c'est moi?" Realismo e finzione nel romanzo noir italiano

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2008)

 

 

 

 


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