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Vincitori del Concorso Letterario
Roma Noir 2008 - Quinta Edizione

Primo Classificato:

Il focolare
di Davide Martirani

Quando scende la sera sulla città, e i rumori della strada si diradano come gatti impauriti al sopraggiungere dell'uomo, una fitta mi torce il cuore al pensiero che tu non sei più qui. Il ricordo di sere come queste, in cui tornavo a casa con l'amaro in bocca di una giornata trascorsa nel mondo, e ritrovavo il conforto luminoso del tuo sorriso, la premura discreta dei tuoi gesti... Se ripenso a quello che è stato una lingua di ghiaccio mi si posa sul collo, bloccandomi in un terrore così profondo da negare anche le lacrime. Eppure ricordo: quando tutte le persone che si agitavano intorno a me, come uccelli impazziti nell'orribile voliera metropolitana, erano tanti nemici, tanti ostacoli da fronteggiare e abbattere per garantirmi il diritto di rivedere i tuoi grandi occhi, intenti a sorvegliare amorosamente i bambini che studiavano sul tavolo della cucina; quando alzarsi dal letto nell'alba gelida, con la faccia rappresa dal poco riposo, voleva dire tornare al lavoro e guadagnare il denaro che vi avrebbe nutrito e riscaldato; quando la vita dimidiata e offesa a cui siamo condannati aveva ancora un senso, perché c'eri tu a darglielo, io ricordo – la penna trema nella mano solo a pensarlo – di essere stato felice.

Quando la sera scendeva sulla città, coprendo pietosa la nostra immedicabile vergogna, la colpa mortale di essere nati, tu aprivi il grande portone metallico con le buste della spesa sottobraccio e la piccola Giulia aggrappata alla mano, mentre Paolo gridava per richiamare la tua attenzione e mostrarti come riusciva a salire le scale tre gradini alla volta. Ti ritrovavo nel globo di luce dorata della cucina – fragile bolla di ostinato tepore nel deserto minaccioso della notte – tra il mormorio delle pentole e la voce smorzata del televisore. Avevi il viso stanco ma felice di chi ancora una volta ha compiuto il suo dovere, e lo ha fatto di buon grado perché ad obbligarlo è solo l'amore. La gioia che provavo, mentre tu finivi di asciugare i piatti, mettevi a letto i bambini e ti preparavi per la notte, mi riempiva l'animo fino a farmi singhiozzare. Avrei passato ore, ogni sera, assistendo al complicato rituale della tua svestizione, quando il tuo corpo di luna morbida appariva a poco a poco dalla china discendente dei vestiti, per risplendere in un momento di nudità accecante ed avvolgersi rapido nella nebbia leggera della sottoveste. Migliaia di volte, guardandoti dormire, dovevo fare forza a me stesso per convincermi a chiudere gli occhi. Privato della tua vista, ti sentivo però ancora più forte accanto a me, e sapevo che tu eri il diamante, il dono che la vita mi aveva fatto senza motivo, come senza motivo mi aveva precipitato nell'abisso, e mi assopivo cullato dalla sicurezza che ti avrei avuto sempre con me. Dio rende folli coloro che vuole perdere.

Quando scese la sera sulla città, quella sera, la pioggia cadeva ininterrottamente da ore, come un discorso sempre uguale. Tu non avevi l'ombrello, e corresti all'impazzata dalla fermata del bus al portone, coprendoti la testa con un giornale. Giulia e Paolo dormivano dai tuoi. Avevi pensato di tornare a casa a piedi, godendoti l'inizio della primavera, ma non c'era stato verso. Nella cassetta della posta ti aspettava il solito assegno mensile, troppo misterioso per parlarne a qualcuno, troppo necessario per chiedersi da chi venisse. Quando apristi la porta di casa, quella sera, io non potei far altro che guardare. Guardare i due uomini che erano dentro da qualche minuto smettere di rovistare nei cassetti, balzarti addosso e immobilizzarti. Guardarli mentre ti strappavano i vestiti, ti violentavano, e ti riempivano di calci fino a farti vomitare sangue sul pavimento bianchissimo della cucina. Guardarli andare via scherzando tra di loro, lasciando in terra come spazzatura quello che restava del tuo corpo, della mia anima.

Indietreggiai, allontanandomi dalla finestra che dava sul tuo appartamento. Chiusi la tenda, certo che non l'avrei riaperta mai più.

Secondo Classificato:

Vedo nero (Baby E.)
di Andrea Floris

Pallina.Stagnola.Accendino.Tirata.
Vedo blu.Vedo buono.Mi piace.
Ora non vedo.Ho chiuso gli occhi.
Non posso fare altro.
Pressione nel culo.Molte mani frugano davanti a me.
E l'unico modo.Altro non ho.
Su al paese cresciamo così.Ci piace.
I ragazzi più grandi giocano con le fessure piccole.
Noi cresciamo con le loro parole.
Adesso di anni ne ho dodici.Tanti.Mi sento donna.
Devo andare.
I cazzi dei ragazzi che giocano a pallone mi hanno insegnato molte cose.Prendere e dare.Odiare e sognare.E poi sognare e ancora sognare.
continua >

 

Terzo Classificato ex aequo:

La cosa nera
Roberto Santini

Guardò quella cosa nera. Non sempre conosceva il nome delle cose e non le dette un nome. Lei l'aveva tirata fuori da un cassetto. Il fatto la tenesse in mano lei, gli dette calma. Le sorrise e sentì uno strano benessere che gli capitava di avvertire sempre, ogni volta che la guardava. L'amore era difficile da nominare per lui. Era più una cosa che sentiva, o che vedeva. Certi colori gli davano quella sensazione. Per esempio il colore delle pareti della camera. Lui la sapeva chiamare "camera" e sapeva anche che lei era contenta quando lo sentiva pronunciare quel nome. Quella cosa nera luccicava e gli venne voglia di afferrarla, ma non la poteva prendere da quella distanza. Sorrise ancora e guardò le mani di lei. Non sapeva che fra quelle dita scorrevano giorno dopo giorno catene di dispiaceri e non sapeva dei tanti dolori che lastricavano la strada dove lei muoveva incerta i suoi passi. Conoscere le parole è importante perché ogni cosa, ogni sensazione e anche ogni oggetto, per essere capito fino in fondo deve essere nominato. Lui, a modo suo, la felicità la nominava.
continua >

 

Terzo Classificato ex aequo:

La bellezza
Marco Bocci

Una stanza da letto. Una poltrona con i braccioli davanti a uno specchio a figura intera. Sulla poltrona, una donna legata.
Ha indosso una sottoveste e sta piangendo.
Di fronte a lei un uomo a torso nudo.
Disegna sul volto della donna con la matita nera per il trucco. Prima un contorno lungo la faccia. Poi due righe che le scendono dagli angoli esterni degli occhi. Alla fine allarga il trucco con le dita, sbaffandolo.
Si sposta dietro la poltrona, le mette una mano sotto il mento, lo solleva per farla guardare allo specchio, poi si china e le sussurra:
-Eccoti qua. Questa sei tu.
Ci tenevi così tanto a sapere come ti vedo veramente?
Ecco, ti vedo così.
Cosa ne dici?
Sei ancora fiera della tua bellezza?

continua >

 

Il concorso è indetto nell'ambito del Convegno Roma Noir 2008. Hannibal the cannibal c'est moi?” Realismo e finzione nel romanzo noir italiano che si terrà all'Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Scienze Umanistiche, il 13 febbraio 2008. Il concorso intende premiare i racconti di ambientazione italiana che sappiano più efficacemente cogliere le nuove tendenze della letteratura noir . I testi dovranno essere in lingua italiana, inediti, DI LUNGHEZZA INFERIORE alle 4000 battute (compresi gli spazi) pena l'esclusione dal concorso.
Non saranno presi in considerazione i racconti che siano già stati premiati in altri concorsi. Possono partecipare autori italiani e stranieri. I concorrenti devono inviare il racconto ENTRO il giorno 25 GENNAIO 2008 con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono al seguente indirizzo e-mail: concorso@romanoir.it . Il racconto NON VA INVIATO IN ALLEGATO, BENSÌ INCLUSO NEL TESTO DELLA E-MAIL pena l'esclusione dal concorso. La Giuria sceglierà tre vincitori.

GIURIA
I testi saranno valutati da una Giuria critica composta da Fabio Giovannini, Giulio Leoni, Marco Minicangeli, Elisabetta Mondello, Giorgio Nisini, Maurizio Testa.

Primo racconto classificato: sconto di 200 euro su un corso a scelta della Scuola Internazionale di Comics, sconto del 50% sull'acquisto dei libri della Robin Edizioni, pubblicazione del racconto sulla rivista M - La rivista del mistero e sul sito ufficiale di Roma Noir, www.romanoir.it .

Secondo racconto classificato: sconto del 50% sull'acquisto dei libri della Robin Edizioni, pubblicazione del racconto sulla rivista M - La rivista del mistero e sul sito ufficiale di Roma Noir, www.romanoir.it .

Terzo racconto classificato: pubblicazione del racconto sulla rivista M – La rivista del mistero e sul sito ufficiale di Roma Noir, www.romanoir.it .

PREMIAZIONE - Avverrà a Roma nell'ambito del convegno Roma Noir, che si terrà all'Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Scienze Umanistiche, il 13 febbraio 2008. I nomi dei vincitori verranno pubblicati su www.romanoir.it. I vincitori saranno inoltre avvisati per telefono e tramite lettera raccomandata.
Scarica il bando


Vincitori del Concorso Letterario
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Roma Noir 2007
Luoghi e nonluoghi nel romanzo nero contemporaneo

a cura di Elisabetta Mondello
(Robin Edizioni 2007)

 




   
 
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